“Allora Dario ho visto le foto che postavi mentre eri via, ti è piaciuta Singapore? Bellissima vero?” Questa è stata la domanda più difficile che mi abbiano fatto dopo un viaggio tra Malesia e Singapore. Ci ho pensato un anno, forse finalmente ho la risposta. La mia risposta.
L’emblema di Singapore accoglie chi la raggiunge fin da subito. E’ il suo aeroporto, luccicante, pulito, efficiente e con indicazioni dettagliate e precise per tutti. A Milano si direbbe “a prova di pirla” – che ricordo non essere originariamente una parola volgare, ma bensì il termine per indicare una persona poco attenta. Il primo sentimento che ti accoglie è di stupore e piacere, chi frequenta gli aeroporti sa che sono generalmente luoghi affollati e, se nelle metropoli, non di immediata comprensione e non estremamente curati come il proprio giardino di casa.
Proprio per la sua diversità, l’aeroporto di Singapore vi farà strizzare gli occhi, spalancare la bocca in un WOW epocale, e tenere lo sguardo alzato ad ammirare soffitti a specchio, giochi di luce mai visti e giungle tropicali verdi con tanto di fontane sospese. Tutto questo all’interno di un aeroporto, per natura luogo di passaggio.
Domato lo stupore subentra la soggezione… vedere tutta quella perfezione nelle fontane così linde e scenografiche, nelle piante tropicali potate a regola d’arte da sembrare quasi finte, nei lampadari semoventi che cambiano forma e posizione creando riflessi da palcoscenico, mi trasmise la necessità di ragionare bene la mia prossima mossa, che fosse stata il recupero di un bagaglio o il semplice tragitto verso l’uscita, per timore di non rovinare quella accoglienza così perfetta… o perfettina, come più vi piace!
Ecco anche la città di Singapore, nel suo splendore (sarà un caso che fanno anche rima?) e nella sua rigorosità, non poteva avere miglior biglietto da visita del suo aeroporto!
Eh sì perché girando per la città, ti accorgerai che ancora oggi sono quanto mai attuali i versi di Tiziano Terzani “… Singapore è la Betlemme della nuova grande religione, quella dei consumi, del benessere materiale e del turismo di massa…” che scrisse nel libro ‘Un indovino mi disse’ e che ancora rispecchiano la realtà attuale. Anche se tanti anni sono passati, e tutta l’Asia è cambiata molto in nome del progresso occidentale, Singapore rimane la locomotiva di questo sviluppo molto capitalista e che profuma poco di asiatico.
Ho avuto impressioni simili. L’aeroporto bellissimo, uscendo poi ricordo che mi investì qualcosa come il 99% di umidità.. era in aprile. Ci ho passato una sola giornata, girai parecchio, mi piacque Little India. Marina bay era in costruzione. Andai a vedere un antico albergo in stile coloniale di cui parlava Terzani in uno dei suoi libri
Anche a me molto Little India! Vorrei tornarci, per rifare l’ingresso via terra, proprio come suggeriva Terzani, per capire se l’impatto è diverso
WoW Dario ‼️Molto lungo ma mooolto avvincente 🤩🤩🤩come tutti i tuoi racconti ti fanno sentire parte della storia, del luogo……che dire: mi sembra di aver visitato Singapore ‼️🤩🤩🤩🤩
Grazie Angela, volevo fortemente raccontare qualcosa di Singapore anche se non è un posto che mi ha emozionato come altri. Ma credo sia giusto non parlare solo di ció che ci è piaciuto, sempre nell’ottica del confronto. Grazie dei tuoi complimenti 🤗❤️