40 con il meno davanti
“Buongiorno e benvenuti nell’inverno più freddo degli ultimi 50 anni della Lapponia finlandese”…come si suol dire, al solo sentir pronunciare queste parole al mio arrivo, mi si è letteralmente gelato il sangue!
Dicembre, capodanno di un imprecisato anno che non ricordo ma poco importa.
Lapponia finlandese appunto.
Il viaggio in cui ho scoperto che il 40 con il meno davanti, non è un numero ma è uno stato mentale.
Meno 40 è una temperatura che, se non l’avessi vista con i miei occhi sulla colonnina luminosa, non avrei mai creduto che potesse esistere. E soprattutto, che potessi resistere.
Quando ho detto agli amici che sarei partita è stato tutto un: “Chicca ma ti sei impazzita? Guarda che là fa freddo!”. E il mio: “Sì, immagino”. “Ma lo sai che là si gela?”. E il mio: “Sì, immagino”. “Guarda che lì non è lo stesso freddo della Val Gardena”. E il mio: “Sì, immagino”.
Beh ecco… “immagino” non era la parola giusta. Perché quello è un freddo che non ti immagini, è un freddo che noi comuni mortali italiani, per quanto nordici possiamo anzi possiate essere, non immaginiamo.
Certo se lo avessi lontanamente immaginato non sarei mai partita e mi sarei persa l’opportunità di un grande viaggio e di un grande popolo. Quindi il mio inguaribile ottimismo, unito all’ immotivata fiducia nelle mie possibilità fisiche, mi hanno regalato un’esperienza sicuramente unica nel suo genere.
Mi hanno regalato la luce tenue di un crepuscolo perenne. Un sole indeciso che non vuole andare né su e né giù e nel dubbio resta a metà, salvo poi decidere di sparire all’ improvviso, per regalarti la notte più buia e più profonda che si possa immaginare alle due del pomeriggio!


E sì, perché quando a dicembre in Lapponia è buio, è quel buio che non vedi una luce per chilometri e chilometri. Quel buio che vedi così tante stelle in cielo che hai quasi paura che ti cadano addosso. E’ quel buio che tutti i pensieri vengono fuori come lucciole nella notte. Quel buio che se hai un conto in sospeso con te stesso è arrivato il momento di pagarlo.
Ed è freddo, quel freddo che ti entra direttamente nel cervello anche se sei coperto fino all’ultimo capello. Quel freddo che ti fa dire “ma potevo andare in Sud America” appena esci, quel freddo che ti fa dire “a sto giro non ce la faccio”.
Ma poi ce la fai, perché la mattina il riverbero del sole, che fa l’occhiolino alla neve cristallina, ti abbaglia gli occhi di una luce irreale che vuoi andare a vedere se esiste per davvero.
Poi ce la fai perché quando sali sulla motoslitta, accendi il motore ed è l’unico rumore che senti in mezzo al nulla, capisci che una volta nella vita dovevi farlo!
Poi ce la fai perché non resisti all’invito della guida lappone che con un sorriso ti rassicura e ti dice che la fatica di due ore per andare e due ore per tornare, guidando un mezzo quantomeno improbabile, ne varrà la pena.
Beh se dicessi che ne vale la pena non renderei giustizia a questa terra a dicembre. Un paesaggio irreale, in cui se all’improvviso spuntasse uno gnomo o un elfo, lo saluteresti come se avessi incontrato un amico al bar, anzi sei quasi deluso che non appaia!
Poi ce la fai perché 40 con il meno davanti è bello. Così maledettamente bello da farti dimenticare il buio, il freddo e la fatica e farti sentire solo la gioia dell’insano momento in cui continuavi a dire “immagino” e hai deciso di partire per la Lapponia finlandese.
Se a leggere l’articolo vi è venuta voglia di visitarla, ho scritto per voi un altro articolo, nel quale vi dico dove si trova la Lapponia, come raggiungerla e quando andare. Clicca qui per leggerlo.
Inoltre, è online su Amazon il mio e-book “Diario di Viaggio”, una serie di racconti spettinati della mia vita da viaggiatrice. Ecco qui sotto un’anteprima.
Sono consapevole del fatto che l’inverno da quelle parti sia molto più freddo di quanto io possa anche lontanamente immaginare. Eppure penso che sia comunque un’esperienza da provare una volta nella vita.