La Malesia che non ti aspetti: benvenuti a Malacca

1000 contrasti e 1001 motivi per restarci, lasciati sedurre dalla dolce città malese

Quando arrivi alla stazione dei bus della città di Malacca (Bandaraya Melaka Bersejarah in lingua malese) dopo 4 ore di strada, trascorse con i piedi di un bambino malay conficcati nel fianco, un solo pensiero ti gira per la testa… “Perchè son venuto fin qui?” Ma si sa, c’ è sempre una tappa jolly che inserisci nel viaggio pensando… ma sì, tanto è vicino, in giornata la si fa… e Malacca in effetti si raggiunge in giornata sia da Singapore che da Kuala Lumpur, che distano qualche ora di bus, e se si è fortunati, non come me, anche abbastanza comodo.

Ma quando arrivi nella piccola città malese ti accoglie, si fa per dire, una piazza d’armi di cemento dove i bus scaricano qualche turista e molti locali pendolari, che dall’espressione con cui ti guardano sembra si stiano ponendo la tua stessa domanda di qualche minuto prima.

Sotto il sole cocente e un’umidità infame, quella piazzola della stazione assomiglia più ad una grande padella, pronta a cucinarti senza troppi complimenti.

Credo sia stata una malvagia strategia costruttiva per non creare assembramenti di persone che attendono altre persone, che a loro volta ne attendono altre che sono in arrivo… e in effetti funziona! Appena il tempo di una sigaretta, rigorosamente fumata un po’ dove vuoi (tanto ho scoperto che i cartelli don’t smoke sono accessori anche per i locali), che la piazza torna deserta e silenziosa in attesa del prossimo bus in arrivo, e rovente, tanto rovente da voler denunciare la malconcia colonnina del termometro posta sotto la scritta “exit” che segna 27 gradi e ignora l’esistenza dell’umidità.

Uscito dalla stazione, scopro che qualcosa nello stratagemma della padella rovente deve essere andato storto… l’assembramento è solo posticipato, non disperso. L’esterno è un vociare chiassoso di chiunque cerchi qualcun altro e di altre persone che aiutano chiunque nell’impresa… autisti di mestiere, taxisti semi professionisti e qualsiasi proprietario di automobile che si trovi lì in quel momento ti offre di portarti ovunque tu desideri e a condizioni più vantaggiose del precedente e forse anche del successivo ma non lo saprai mai, perchè sei talmente stanco e spossato dal peso dello zaino e dal caldo che le uniche parole che la tua mente ha evidenziato sono “car” e “air condition” nella stessa frase.

Salgo in auto ancora sorridente per il goffo tentativo dell’autista di aiutarmi a portare lo zaino alla macchina, che a occhio e croce lo superava almeno in ingombro… ma qui son così, la disponibilità di alcuni malesi va oltre il razionalmente possibile. Dopo poche centinaia di metri ci ritroviamo nel traffico, fermi, letteralmente inchiodati all’asfalto… perchè dovete sapere che in Malesia non conta la grandezza del centro abitato, il traffico sarà sempre caotico, disordinato, quel traffico tipico del sud est asiatico, quello che la precedenza è di chi se la prende, altro che destra o sinistra.

Il tema del tragitto sono le scuse dell’autista per il traffico, in un inglese tutto suo, fatto più di gesti che di parole, altra predisposizione del sud est asiatico… le parole terima kasih (grazie) e maaf (scusa) sono quelle che sentirete di più in un viaggio in Malesia.

Raggiunto il centro storico, il pomeriggio lungo le sponde del Sungai Melaka (Fiume di Melaka) è pigro, fatto di poche persone, qualche turista cinese con l’ombrellino per il sole, loro ci son sempre, i locali che sistemano e lavano a secchiate i patio dei negozi semi chiusi e tanto caldo, afa più che caldo… quell’afa che ti appiccica la maglietta al corpo anche se non stai sudando, quell’afa asiatica tipica della stagione di agosto.

Quel caldo ti fa venir voglia di berti una Tiger (famosa birra asiatica) anche se sai che non servirà a rinfrescarti per oltre dieci minuti… ma poi quello è anche il bello, berne un’ altra, al costo di nemmeno 10 Ringgit (meno di 2 euro), le birrette fresche non si contano. E mentre ti gusti la tua “bir” (che non è una cattiva pronuncia dell’inglese ma significa birra in malese), se sei fortunato può capitarti di incrociare qualche lucertolona, che gironzola pigra per i marciapiedi malmessi, dove ci sono… ma tranquillo, capirai subito che avrà più paura lei della tua macchina fotografica, che tu della sua buffa camminata o della sua lingua biforcuta. L’animale più asociale e infastidito che abbia mai visto, un vero esempio di distanziamento sociale. Anche i varani visti nel paradiso delle isole Perhentian, di dimensioni decisamente più importanti, pareva avessero come unico scopo la ricerca di un luogo dove non corressero il rischio di incontrare un essere umano. Come biasimarli?

Fin qui Malacca sembra una città semi abbandonata, tagliata in due dal suo River color ocra scuro, osservata dalla St. Paul Church dall’alto della collina che la ospita e puntellata dei tanti edifici dell’epoca coloniale che si fondono con lo stile di quelli cinesi, a formare una città dai mille contrasti… edifici in rovina affiancati a costruzioni dai magnifici dettagli cinesi o a sgargianti casette dipinte con la gigantografia di Sandokan. Piccole moschee islamiche accanto a mandir induisti o templi buddisti. In Malesia si sa, convivono la stessa terra religioni assai diverse.

Malacca sembra sonnolenta, svogliatamente pigra… almeno fino al tramonto lasciatela riposare e fate lo stesso, siate nel mood… non affannatevi, la giornata è lunga ancora.

Al calar del sole scoprirai l’altro lato della medaglia di Malacca, un lato vulcanico pronto ad esplodere, una bomba di colori, luci e divertimento che parte da Stadthyus (l’ex municipio olandese del ‘600). La sua piazza si popola improvvisamente di pacchianissimi simil risciò tempestati di luci colorate e guidati da pazzi criteriati…sì avete letto bene non è un controsenso, ho scritto proprio “pazzi criteriati”, perchè ti sembrerà di poter perdere la vita investito da queste buffe biciclette a più ruote da un momento all’altro, ma loro sapranno sempre evitarti all’ultimo centimetro, senza risparmiarti una strombettata come a dirti “spostati dai”, accompagnata da un sorriso bonario, con l’allegria che li contraddistingue.

Ed è in quell’istante che inizi a ricrederti, a pensare che forse la fatica provata fino a quel momento vale la serata che sta iniziando. E soprattutto che la vita potrebbe non essere così lunga con quei risciò in giro per la città…. e allora lasciati andare, imbocca la Jalan Hang Jebat e goditi il mercato notturno di Jonker Walk.

Lasciati inebriare dai profumi delle improvvisate ma efficienti cucine di strada che preparano al momento qualsiasi pietanza della tradizione malese, dalle mega porzioni di Nsi Goreng o Mie Goreng, rispettivamente riso o noodles fritti con verdure, pollo o gamberi e la loro salsa dolce e piccante… dai profumatissimi e freschi shake di frutta esotica (il mango il mio preferito)… ma vogliamo parlare dell’orgasmo gustativo nell’assaggiare uno spuntino veloce di un sandwich con Rota Canai? Un pane non lievitato imbottito di bacon e cheddar asiatico. E i dolci? Chi ha detto che i dolci asiatici non sono all’altezza? Sicuramente chi non ha mai avuto la fortuna di assaggiare un Sago Melaka, una specie di pudding fatto con tapioca e zucchero di canna e in alcuni casi della crema di cocco.



Strepitosa, la cucina malese è il mix delle tante culture che hanno attraversato questa terra, olandesi, portoghesi, inglesi, cinesi, malay… un mix che restituisce in tavola, o meglio ancora negli street food, sapori che non troverete da nessun altra parte del mondo.

A pancia piena continua a camminare per la via di bancarelle, alla scoperta di qualche buffo insolito souvenir multicolor… quegli oggetti che sai benissimo non ti serviranno mai a nulla ma che in quel preciso momento non puoi non comprare. E così ti ritrovi in pochi minuti con uno zaino pieno di cianfrusaglie, ma hai ancora una mano libera per un latte di cocco, che non hai realmente voglia di bere, ma vuoi vedere lo show a ritmo di musica con cui il giovane malay pulisce e rompe la noce facendola roteare nell’aria con in mano un machete, prima di servirtela.

Malacca è come la Malesia, è terra di contraddizioni e contrasti, dalle diverse culture e religioni, dall’agro, dolce e piccante dei suoi sapori, dai suoi profumi delicati dei templi e talvolta forti e intensi dei mille mercatini di strada, dal suo pigro scorrere il tempo delle tradizioni, al frenetico via vai delle generazioni che corrono verso il futuro.

Un’ atmosfera a cui abbandonarsi e da cui farsi trasportare senza programmi, correndo il rischio di rivederli in corsa come mi successe a Malacca. Quella sera decisi che il bus di ritorno a Kuala Lumpur poteva aspettare il mattino successivo, mi persi per la città e la sua allegria senza badare al tempo che scorreva.

Semoga selamat perjalanan!!!

6 Thoughts

    1. Ciao Elisa, grazie mille 🙏🏻 mi fa molto piacere che chi li legge provi lo stesso divertimento che provo nello scriverli 🤗🤗❤️

    1. Non ci sono mai stata, ma i tuoi racconti, i sentimenti e pensieri che hai trasmesso, cara Chicca, mi hanno fatto sentire li ….con una immensa curiosità!!!

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